Luca Benicchi
4 Luglio 2023

La creatività genera business.

“In adv not be different is virtually suicidal” .

“In pubblicità non essere diversi è virtualmente un suicidio”. Lo diceva Bill Bernbach. E non puoi pensare di essere attraente se alla tua comunicazione non applichi una visione laterale, se non sei, per restare sul tema, creativo. Partiamo da qui. 

Il ritorno della creatività.

Sembrava che i dati dovessero sancire la fine della creatività, e invece, sotto un diluvio sconsiderato di contenuti tutti uguali, sotto la pressione di piattaforme che automatizzano una quantità abnorme di sollecitazioni sterili, si è scoperto come le idee siano ancora l’unico appiglio per produrre differenze degne di essere notate e restituire valore a brand e aziende.

Le stesse aziende, del resto, oggi sono chiamate a interpretare la comunicazione in un ottica multi-canale e i brand, dal canto loro, si trovano di fronte all’esigenza di dover creare sempre più contenuti, esperienze e interazioni che abbiano un impatto reale sulla vita quotidiana dei consumatori. 

Si tratta della nuova era del branding, non di qualcosa di momentaneo. Cambiamenti così importanti che stanno ridefinendo i modelli di comunicazione e di business del futuro e noi, Agenzie Creative, abbiamo di fronte una grande occasione per riaffermare l’importanza della nostra specificità.

La creatività riassume il ruolo fondamentale di attivatore dell’attenzione in un processo sempre più corale, grazie alla sua capacità unica di guardare una cosa che tutti hanno di fronte, lateralmente. Trasformare una specificità in un'idea che riesca a catturare l'attenzione delle persone e a generare una connessione positiva con il brand. 

La creatività genera business.

La creatività aiuta ad avere successo, non c’è dubbio.

La differenza media nel Ritorno sulla Spesa in Advertising (ROAS) tra le campagne creative di successo e quelle meno incisive è ben 11 volte superiore. Inoltre, l'impiego di contenuti creativi sulle piattaforme digitali porta a un notevole aumento della consapevolezza del brand, un significativo miglioramento delle performance e un risparmio sugli investimenti. Questo incremento si stima sia intorno al 30%, un dato tutt'altro che trascurabile.

Insomma, la creatività dimostra di essere un fattore redditizio poiché riesce a influenzare le percezioni, indirizzandole verso interazioni emotive e intellettuali di un livello superiore. Tuttavia, per alcuni, c'è ancora resistenza nell'accettare la formula: creatività + distintività = valore.

Forse perché le aziende necessitano di certezze matematiche e tendono a costruire sistemi logici rassicuranti. Inoltre, la cultura dei dati e degli algoritmi ha illuso molte di loro facendo credere che il successo potesse arrivare con la messa a punto di un ossessivo reticolo di azioni pre-codificate. Di conseguenza, tante imprese si sono concentrare solo sull’approccio analitico e tattico, automatizzando le comunicazioni senza attribuire troppa rilevanza ai messaggi e alla qualità dei contenuti. In pratica, hanno trascurato il "come" a vantaggio del “quanto”.

La costruzione di un sistema programmato che sembra non lasciare nulla al caso può fornire una sensazione apparente di sicurezza, ma si scontra con il fattore imprevedibile del gioco: l'essere umano. E l'essere umano, per sua natura mutevole, rimane il fulcro di ogni strategia.

Cosa serve per essere creativi?

Prima di tutto, è importante chiarire che essere creativi non significa necessariamente fare le cose in modo stravagante o trasgressivo. Al contrario, la creatività è un processo mentale rigoroso che utilizza l'immaginazione per individuare soluzioni comunicative sorprendenti. Tuttavia, mentre in passato il "nuovo" era sinonimo di creatività, oggi la novità stessa è diventata la normalità. Pertanto, per rendere davvero efficace un’idea, è necessario superare una serie di barriere. 

Superare il problema del sovraccarico di informazioni

Viviamo in un'epoca in cui siamo costantemente sollecitati da una quantità abnorme di informazioni. Questo sovraccarico può influire sulla nostra capacità di generare idee realmente distintive. Per questo, è un ottimo esercizio lavorare ogni tanto sconnessi dalla rete.

Eludere la conformità sociale

La società spesso incoraggia l’uniformità, rendendo difficile esprimere la propria differenza senza paura di essere giudicati o, addirittura, marginalizzati. Ciò può farci sentire vincolati a standard imposti dal sistema, dal mercato o dagli interlocutori. Condizionamenti che potrebbero limitare la libertà creativa.

Non temere il fallimento

Per essere creativi serve coraggio. Rinunciare al timore di proporsi diversamente. In poche parole: “possedere il cambiamento”. Serve essere disposti ad abbandonare le logiche abituali. Superare la frase “si è sempre fatto così” per intraprendere nuovi percorsi senza la paura di commettere errori o di fallire. Spesso è proprio attraverso questi processi che si fanno scoperte significative.

Prendersi tempo

La creatività richiede tempo, spazio mentale e risorse per svilupparsi appieno. In un contesto frenetico e orientato ai risultati immediati, può essere difficile trovare il tempo e le risorse necessarie per nutrirla. Una scusa spesso utilizzata è: “siamo impossibilitati a fare diversamente perché i tempi sono stretti”. Oppure: “non fa per noi”, “nel nostro settore non funziona”, sono frasi che si sentono spesso.  

La verità è che per essere creativi serve avere un atteggiamento ottimista, aperto e positivo. Serve un ambiente dove le persone possono esplorare idee e assumersi rischi. Del resto siamo e restiamo esseri umani e quello che farà davvero la differenza, sarà proprio ciò che non appare: l’emozione. Il piacere sottostante stimolato grazie ad uso intelligente di un messaggio creativo.

Photo Annie Spratt on Unsplash.